In tutto il mondo c’è un’ampia gamma di diversi sistemi di scrittura, ma una grande maggioranza di questi condivide un antenato comune: gli antichi geroglifici egizi. Dall’alfabeto latino al testo arabo, dai caratteri etiopi alla scrittura mongola, e probabilmente perfino i sistemi dell’Asia meridionale, derivano tutti dai geroglifici usati migliaia di anni fa in Egitto. Le uniche grandi eccezioni sono i caratteri cinesi e giapponesi e l’hangul coreano, oltre ad alcuni sistemi minori e perlopiù moderni. Quindi, com’è successo? Come hanno fatto dei disegni dell’età del bronzo a evolvere nella maggior parte dei sistemi di scrittura del mondo? Per scoprirlo, cominciamo andando più di cinquemila anni nel passato.
Dai geroglifici all’alfabeto
Le più antiche testimonianze di scrittura risalgono a circa il 3300 a.C., quando il sistema cuneiforme sviluppato dalla civiltà sumera iniziò a emergere in Mesopotamia. I primi geroglifici egizi apparvero poco dopo. Gli studiosi moderni ritengono generalmente che gli antichi egizi abbiano sviluppato la loro scrittura indipendentemente, dato che non ci sono evidenze di somiglianze con il cuneiforme o influenze dirette da parte dei Sumeri, ma è probabile che l’idea di esprimere parole con simboli sia arrivata in Egitto dalla Mesopotamia. Nel corso dei secoli, il sistema di scrittura egizio arrivò a includere centinaia di geroglifici. A volte questi erano logogrammi, simboli che rappresentano intere parole, mentre altre volte potevano essere letti foneticamente, associati a diversi suoni o gruppi di consonanti. Questo sistema era molto complesso e una forma corsiva più semplice e veloce, chiamata ieratico, emerse presto e diventò la scrittura standard utilizzata nella vita di tutti i giorni, mentre i geroglifici furono ristretti a iscrizioni monumentali e manoscritti più formali.
Nel frattempo, i geroglifici e lo ieratico si diffusero dall’Egitto alle regioni circostanti. Alcune iscrizioni ritrovate tra la penisola del Sinai e l’antico Canaan attestano che dei geroglifici semplificati erano stati riadattati per scrivere una lingua diversa tra il 1850 a.C. e il 1550 a.C.. Questa lingua era un antenato dell’antico ebraico e parte della famiglia semitica, che è lontanamente imparentata con l’antico egizio ma abbastanza differente da necessitare una reinvenzione dei simboli. I caratteri proto-sinaitici potrebbero essere il più antico esempio di alfabeto, un sistema di scrittura in cui i simboli sono utilizzati solo per descrivere dei suoni. Per essere più precisi, la parola “alfabeto” è usata, in senso stretto, per quei sistemi che hanno simboli separati sia per le consonanti che per le vocali. Perciò, la scrittura proto-sinaitica fu in realtà il primo abjad, un sistema che rappresenta solo (o quasi esclusivamente) le consonanti. Un altro tipo di sistema che non è propriamente un alfabeto è l’abugida, in cui sequenze di consonanti e vocali scritte come unità possono essere modificate per cambiare o rimuovere il suono vocalico. Per semplicità, userò la parola “alfabeto” nel senso più ampio.
Il diretto discendente della scrittura proto-sinaitica è l’alfabeto fenicio, un abjad che emerse nel Levante intorno al 1000 a.C.. Con il prosperare della civiltà fenicia e la sua espansione nel Mediterraneo, si diffuse anche il loro alfabeto, aiutato dalla semplicità della sua natura fonetica e il numero limitato di lettere da ricordare, in confronto ai centinaia di complessi simboli geroglifici o cuneiformi. L’alfabeto fenicio diede origine a due sistemi di scrittura molto influenti: il greco e l’aramaico. Anche l’antico alfabeto sudarabico ebbe origine dal proto-sinaitico, evolvendo poi nella scrittura ge’ez usata tuttora per varie lingue dell’Etiopia e dell’Eritrea.
Le lettere fenicie iniziarono a essere adottate in Grecia intorno all’ottavo secolo a.C.. La maggior parte venivano usate con lo stesso valore fonetico che avevano in fenicio, ma questa lingua presentava delle consonanti gutturali che sono comuni nella famiglia semitica e non esistevano in greco. Tuttavia, i Greci non eliminarono le lettere associate a questi suoni, ma ne cambiarono il significato e le utilizzarono per rappresentare le vocali. Ad esempio, la lettera fenicia ʾālep (𐤀), usata per la pausa glottidale, divenne la lettera greca alfa (A, α) con il suono vocalico [a]. A questo punto, i Fenici avevano talvolta usato le consonanti per indicare anche i suoni vocalici, ma i Greci furono i primi ad avere simboli solo per le vocali, creando dunque il primo vero alfabeto nella storia. I Greci aggiunsero inoltre alcune lettere completamente nuove all’alfabeto.
Contemporaneamente, un diverso tipo di scrittura, noto come alfabeto libico-berbero, si sviluppò a partire dal fenicio nell’Africa settentrionale e fu usato per scrivere le antiche lingue berbere. Oggi molte lingue della famiglia berbera usano l’abjad tifinagh che nacque dall’antico sistema libico-berbero con alcune aggiunte e modifiche. Una scrittura neo-tifinagh completamente alfabetica è stata sviluppata più recentemente ma è stata utilizzata solo in modo limitato.
Discendenti dell’alfabeto greco
Mentre la civiltà greca si espandeva nel Mediterraneo con la fondazione di numerose colonie, il loro alfabeto andò lentamente a sostituire quello fenicio come il più comunemente usato nella regione. Variazioni locali iniziarono a emergere presto, quando altri popoli adottarono le lettere delle vicine colonie greche. La più rilevante di queste è l’alfabeto etrusco, adattato da quello usato dai coloni greci in Campania. Tuttavia, la lingua etrusca era scritta solitamente da destra a sinistra, quindi molte lettere furono girate in confronto alle loro controparti greche. Occasionalmente, gli Etruschi usavano anche la scrittura bustrofedica, ovvero l’alternanza di testo da destra a sinistra e da sinistra a destra.
L’alfabeto etrusco si diffuse nella penisola italiana diventando la più importante tra le antiche scritture dei popoli italici. Uno dei molti popoli dell’Italia erano i Latini, che adottarono l’alfabeto etrusco con alcune differenze, scartando alcune lettere e creandone di nuove. Inoltre, nel corso dei secoli la direzione del testo fu fissata nel verso da sinistra a destra, riportando le lettere all’aspetto che avevano in greco. Così nacque l’alfabeto latino, oggi il più diffuso sistema di scrittura al mondo. Con la conquista del Mediterraneo e gran parte dell’Europa da parte dei Romani, la scrittura latina divenne lo standard nel continente, sostituendo altri discendenti degli alfabeti greci e italici.
Un notevole esempio di sistema di scrittura europeo che sopravvisse a lungo è l’alfabeto runico, utilizzato per scrivere le lingue germaniche dell’Europa settentrionale. Nato a partire da antiche scritture italiche, le rune furono usate ampiamente dai popoli della Scandinavia durante il Medioevo, ma alla fine furono rimpiazzate dalle lettere latine. Durante l’era della colonizzazione europea, l’alfabeto latino si diffuse in tutto il mondo andando talvolta a sostituire dei sistemi di scrittura locali più antichi e sviluppati in modo indipendente, come quelli dell’America centrale. Oggi l’alfabeto latino è usato dalla maggior parte degli stati in Europa, America, Africa subsahariana, Oceania e sud-est asiatico, spesso con variazioni regionali.
Mentre la scrittura latina divenne lo standard nell’Europa occidentale durante l’antichità classica, il greco rimase la lingua franca nella porzione orientale dell’Impero romano e influenzò l’evoluzione dei sistemi di scrittura nell’Europa orientale e nell’Asia occidentale. Alcuni nuovi alfabeti emersero in questa regione tra il terzo e il decimo secolo. L’alfabeto copto fu basato sul sistema greco e influenzato dalla scrittura demotica egizia, un’evoluzione del più antico ieratico. La scrittura copta fu utilizzata per secoli in Egitto e Nubia, sostituendo il sistema demotico e il suo discendente, l’alfabeto meroitico. Oggi la lingua copta è sostanzialmente estinta, ma è ancora usata dalla Chiesa ortodossa copta come lingua liturgica, insieme al suo alfabeto. Un altro sistema di scrittura estinto derivato dal greco è l’alfabeto gotico che fu usato per secoli dai Goti in tutta Europa e scomparse lentamente durante il Medioevo.
Altre due scritture emersero nel Caucaso intorno al quinto secolo: l’alfabeto armeno e quello georgiano. Questi furono creati quasi simultaneamente probabilmente sul modello dell’alfabeto greco con influenze di altri sistemi di scrittura dell’Asia occidentale come quelli aramaico e siriaco. Dopo secoli di evoluzione, gli alfabeti armeno e georgiano sono usati tuttora per scrivere quelle due lingue.
Durante il nono secolo, la scrittura glagolitica fu sviluppata da San Cirillo e San Metodio, due monaci bizantini che furono inviati a diffondere il Cristianesimo tra i popoli slavi dell’Europa centrale e orientale. Questo sistema vide solo un’adozione limitata, sopravvivendo al Medioevo solo in Croazia, prima di declinare lentamente. Invece, una scrittura diversa fu introdotta per i popoli slavi: l’alfabeto cirillico, chiamato in onore di San Cirillo e creato intorno alla metà del decimo secolo in Bulgaria. Il cirillico presto sostituì il glagolitico, ed è ora uno degli alfabeti più diffusi al mondo, essendo ufficiale o co-ufficiale in Russia e la maggior parte delle ex repubbliche sovietiche, oltre a Bulgaria, Serbia, Montenegro, Macedonia del Nord, Bosnia Erzegovina e Mongolia.
Confronto di alcuni sistemi di scrittura che derivano dai geroglifici egizi tramite il greco o direttamente dal proto-sinaitico (non sono rappresentati tutti i grafemi di ogni alfabeto). Si ritiene generalmente che non ci siano connessioni tra le lettere greche Φ e Χ e le fenicie 𐤒 e 𐤕, nonostante le somiglianze, quindi sono elencate separatamente.
Discendenti dell’alfabeto aramaico
Mentre greco e latino erano le lingue più diffuse in Europa, l’antico Medio Oriente adottò l’aramaico come lingua franca. Quindi, l’abjad aramaico, che si sviluppò a partire da quello fenicio, diventò la scrittura standard dal Levante all’Asia centrale grazie alle conquiste dell’Impero achemenide. Molti diversi sistemi di scrittura moderni derivano dall’alfabeto aramaico, inclusi quasi tutti quelli utilizzati oggi nel Medio Oriente e nell’Asia meridionale.
Tra i più antichi sistemi di scrittura a separarsi da quello aramaico ci fu l’abjad ebraico. Mentre un precedente alfabeto paleo-ebraico si sviluppò direttamente da quello fenicio, diventando poi la scrittura samaritana, il moderno alfabeto ebraico viene da un adattamento del sistema aramaico. Nel frattempo, a sud, l’alfabeto aramaico diventò quello nabateo che si diffuse nella penisola arabica, portando alla nascita nell’attuale scrittura araba. Questo sistema è oggi uno dei più diffusi, essendo adottato in tutto il mondo islamico tra Africa settentrionale, Medio Oriente e parti dell’Asia centrale, meridionale e sudorientale, ed è usato, con piccole variazioni, da lingue di varie famiglie diverse.
Un altro sistema di scrittura che emerse a partire da quello aramaico nel Medio Oriente è l’alfabeto siriaco. Questo era comune nell’Alto Medioevo, prima di essere sostituito dalla scrittura araba, ma sopravvive ancora oggi in certe lingue neo-aramaiche. Il sistema di scrittura siriaco non si diffuse solo nel Medio Oriente, ma anche nell’Asia centrale, dove diede origine all’alfabeto sogdiano e poi all’antico alfabeto turco (o dell’Orhon). Con la migrazione del popolo ungherese dalle steppe dell’Asia centrale verso l’Europa, questi portarono anche la loro versione di questa scrittura, detta alfabeto ungherese antico, ma successivamente adottarono quello latino e il sistema tradizionale venne abbandonato. Gli Uiguri furono un altro popolo dell’Asia centrale che adottò l’antico alfabeto turco, che diventò poi l’alfabeto uiguro. Questo fu il sistema poi usato dai Mongoli, diventando col tempo la moderna scrittura mongola e lo strettamente correlato alfabeto manciù. In Iran il sistema aramaico divenne la scrittura pahlavi e poi quella avestica, che furono le più diffuse nell’antica Persia e in Afghanistan prima che l’alfabeto arabo prendesse il sopravvento con la conquista islamica dell’area. Anche l’alfabeto mandaico si sviluppò da quello aramaico ed è ancora utilizzato oggi, anche se solo per motivi liturgici da parte di un piccolo numero di persone di lingua mandaica tra Iraq e Iran.
La lingua aramaica si diffuse fino all’odierno Pakistan, dove la scrittura kharoshthi, derivata da quella aramaica, fu usata in tempi antichi. Meno certa è la connessione tra l’aramaico e la scrittura brahmi dell’India. Durante l’età del bronzo, la civiltà della valle dell’Indo usò alcuni simboli detti oggi scrittura dell’Indo, che è ancora indecifrata e potrebbe non costituire un vero sistema di scrittura. Non c’è nessuna evidenza definitiva riguardo una connessione tra questi simboli e la scrittura brahmi, che invece fu molto probabilmente ispirata e influenzata dall’alfabeto aramaico o dai suoi discendenti.
La scrittura brahmi fu usata per scrivere il sanscrito, un tempo la lingua della religione e della cultura in tutta l’Asia meridionale e sudorientale, e quindi questo sistema diede origine a molti alfabeti diversi in questa regione. Questi sono oggi noti collettivamente come scritture brahmi. Mentre la maggior parte delle altre scritture derivate da quella aramaica sono degli abjad, tutte quelle della famiglia brahmi sono abugide. Tra queste, le più diffuse oggi sono la devanagari, usata per scrivere la lingua hindi e molti altri idiomi di questa regione, e la scrittura bengalese-assamese, comunemente associata, come suggerisce il nome, con le lingue bengalese e assamese. Entrambi questi sistemi sono parte della sottofamiglia brahmi settentrionale, che si è sviluppata dalla scrittura Gupta usata nell’era dell’Impero Gupta nell’India settentrionale, e include molti altri alfabeti tra cui quelli gujarati, gurmukhi, odia e tibetano. Nel frattempo, la sottofamiglia brahmi meridionale deriva dall’abugida tamil-brahmi dell’India meridionale, che si diffuse anche nel sud-est asiatico, e include, tra gli altri, gli alfabeti telugu, tamil, kannada, birmano, malayalam, thailandese, laotiano, singalese e khmer. Perfino il sillabario aborigeno canadese può far risalire le sue origini alla scrittura brahmi, e quindi ai geroglifici egizi, dato che fu sviluppato nel diciannovesimo secolo basandosi sul sistema devanagari.
Confronto di alcuni sistemi di scrittura che derivano dai geroglifici egizi tramite l’aramaico (non sono rappresentati tutti i grafemi di ogni alfabeto).
Sistemi sviluppati in modo indipendente
Ora quindi la domanda è: quali sistemi di scrittura non derivano dai geroglifici egizi? Chiaramente i caratteri cinesi e i kanji giapponesi, che si sono entrambi sviluppati a partire dalla scrittura sulle ossa oracolari nella Cina dell’età del bronzo. I sillabari giapponesi hiragana e katakana condividono anch’essi la stessa origine, provenendo da una semplificazione dei kanji. L’hangul coreano ha una storia molto diversa, essendo stato inventato da zero nel 1443 dal re Sejong o dai suoi studiosi per sostituire i difficili caratteri cinesi con un sistema più semplice. Invece il thaana, il sistema di scrittura della lingua maldiviana, è un caso limite, dato che i suoi simboli vengono dai numeri arabi e indiani, non dalle lettere, quindi anche se non completamente originale, non deriva veramente da un altro alfabeto.
Nel corso degli ultimi due secoli, sono stati sviluppati nuovi sistemi di scrittura per diverse lingue in tutto il mondo che non ne avevano uno. Alcuni di questi sono stati basati o ispirati dagli alfabeti latino, greco, cirillico, arabo e della famiglia brahmi, come il sillabario cherokee in Nord America e la scrittura N’Ko in Africa occidentale, mentre altri sono interamente indipendenti. Tra i più importanti sistemi di scrittura moderni in Africa ci sono l’alfabeto adlam della lingua fula e il sillabario vai, che potrebbero essere stati rispettivamente ispirati dai sistemi arabo e cherokee. La scrittura mandombe usata in alcune lingue della Repubblica Democratica del Congo è stata invece apparentemente “rivelata in un sogno” al suo creatore. Alcuni altri sistemi di scrittura costruiti in tempi moderni possono essere trovati in Africa, Asia e Oceania, ma quasi tutti hanno avuto una diffusione molto limitata, solitamente tra non più di qualche decina di migliaia di persone, e spesso solo come alternativa a scritture più comuni. Tra gli esempi con più successo ci sono le scritture ol chiki, warang citi e sorang sompeng, usate rispettivamente per le lingue santali, ho e sora, tutte parte della famiglia munda nell’India nord-orientale.