Un esame fallito, l’autoproclamato fratello di Gesù, una guerra lunga quattordici anni che portò alla morte di decine di milioni di persone. Mentre molti in Occidente potrebbero non averne mai sentito parlare, la rivolta dei Taiping è stata una delle guerre più sanguinose di sempre, e un evento fondamentale nella storia della Cina. Tra il 1850 e il 1864, l’Impero Qing combatté una devastante guerra civile contro le armate ribelli del Regno Celeste della Grande Pace, mentre affrontava anche varie altre ribellioni in tutta la Cina e gli interventi stranieri.
Durante questi tempi travagliati, la rivolta dei Taiping causò da sola un numero di morti stimato essere tra i venti e trenta milioni, ma è stato suggerito che in realtà potrebbero essere stati cinquanta milioni o anche di più, il che la rende la seconda guerra col maggior numero di vittime nella storia, superata solo dalla seconda guerra mondiale. La forza trainante dietro a una tale devastazione fu un movimento religioso chiamato Società degli Adoratori di Dio, e il suo leader, un uomo che rivendicava di essere il fratello minore di Gesù, Hong Xiuquan.
Hong Xiuquan
Hong Xiuquan nacque come Hong Huoxiu nel 1814, in un villaggio vicino a Guangzhou (allora nota come Canton), nella provincia di Guangdong della Cina meridionale. Era il figlio più giovane di una famiglia Hakka, un sottogruppo degli Han e minoranza etnica della Cina del sud, e fin da giovane fu uno studente esemplare. Con l’aiuto finanziario del suo intero villaggio, Hong ricevette un’educazione formale con l’obiettivo di sostenere gli esami imperiali che permettevano l’ingresso nel servizio civile. Spesso questo era l’unico modo per scappare da una vita di povertà e il test era brutalmente competitivo, con un tasso di passaggio di meno dell’1%.
Hong fallì il suo primo tentativo nel 1827 e lavorò come contadino e maestro, ma provò nuovamente alcuni anni dopo, nel 1836. Durante il suo soggiorno a Guangzhou per il suo secondo esame, Hong incontrò Edwin Stevens, un missionario protestante americano, che gli diede una pubblicazione scritta da un prete protestante cinese di nome Liang Fa, e intitolata “Buone parole per esortare l’umanità”. Hong non fece molto caso al libro e fallì nuovamente l’esame.
Un anno dopo, Hong provò di nuovo gli esami imperiali, fallendo anche il terzo tentativo. Dopo questa delusione Hong ebbe un collasso nervoso che durò per quaranta giorni, nei quali ebbe varie visioni. In queste visioni incontrò il suo “padre celeste”, un anziano uomo dalla lunga barba che gli diede la missione di liberare il mondo dai demoni, con l’aiuto del suo fratello maggiore celeste e di un esercito divino. Questa figura gli suggerì anche di cambiare il suo nome in “Hong Xiuquan” uno pseudonimo che adottò successivamente.
Dopo essersi ripreso dal suo esaurimento, Hong era apparentemente più forte e in salute che mai, e lavorò come insegnante per anni prima di tentare, e fallire per la quarta volta, gli esami imperiali nel 1843. Solo allora Hong lesse il libro scritto da Liang Fa che aveva ricevuto anni prima, e identificò la figura celeste delle sue visioni con Dio, e il suo fratello maggiore divino con Gesù. Inoltre, si convinse che la Bibbia fosse stata scritta appositamente per lui, e che il grande male che doveva sradicare fosse la dinastia Qing, un clan di etnia Manciù che governava l’Impero Cinese ed era visto come straniero dalla popolazione, in maggioranza composta da Han.
Hong iniziò a predicare riguardo alle sue visioni e nuove credenze, raccogliendo un piccolo numero di sostenitori, e distruggendo statue e libri buddhisti e confuciani nel suo villaggio e in quelli circostanti, ma era disprezzato dalla maggior parte degli abitanti, al punto che fu costretto a lasciare la sua contea natale. Hong e alcuni dei suoi seguaci viaggiarono verso ovest nella provincia del Guangxi dove, nel 1844, Feng Yunshan, un parente di Hong e uno dei primi a convertirsi, fondò un movimento religioso chiamato “Società degli Adoratori di Dio”. Dopo alcuni mesi, Hong ritornò al suo villaggio natale, mentre Feng rimase nel Guangxi, dove continuò a spargere la voce della nuova fede raccogliendo devoti.
Presunta illustrazione di Hong Xiuquan pubblicata nel 1854. L'identità della persona raffigurata in questa stampa è in realtà contestata, potrebbe essere un altro leader Taiping.
Da culto a esercito
Quando Hong ritornò nel Guangxi nel 1847 scoprì che oltre 2.000 persone si erano unite al culto e diventò ufficialmente il leader del movimento. In solo pochi anni, le apparentemente assurde idee di Hong Xiuquan si erano evolute diventando una vera religione, un sincretismo di protestantesimo e antica religione popolare cinese. La sua rabbia contro i “demoni” della dinastia Qing risuonarono con le persone comuni, costantemente colpite da carestie, disastri naturali e povertà, specialmente tra gli Hakka. L’Impero Cinese stava anche soffrendo a causa degli interventi stranieri, e l’umiliante sconfitta subita contro i britannici nella prima guerra dell’oppio (1839-1842) aveva lasciato i Qing indeboliti e affetti da un tasso crescente di dipendenza dall’oppio.
Hong riuscì a sfruttare l’odio contro i Qing per includere politiche sociali nella sua ideologia. Voleva bandire l’oppio, la prostituzione e il gioco d’azzardo, era in favore dell’uguaglianza di genere, ma contrario a qualsiasi contatto fisico tra uomini e donne, anche se sposati, e invocava la ridistribuzione della terra e la proprietà comune dei beni. In questo periodo, Hong lavorò anche alla sua traduzione cinese della Bibbia, alterando alcuni passaggi per adattarli ai suoi insegnamenti, e ponendo più enfasi sull’Antico Testamento e l’ira di Dio, piuttosto che sul perdono, che è più comune nel Nuovo Testamento. Inoltre, emersero due nuovi leader della religione, Yang Xiuqing e Xiao Chaogui. Questi due affermavano che Dio e Gesù, rispettivamente, potevano parlare attraverso la loro voce, e questa loro abilità fu confermata anche da Hong.
Intanto, il crescente culto stava affrontando una sempre maggiore opposizione delle autorità locali e molteplici conflitti contro banditi e abitanti non di etnia Hakka. Nel 1850, quando il movimento contava tra 10.000 e 30.000 membri, Feng Yunshan invocò alla rivolta contro il governo locale e, insieme a Hong, organizzò i suoi uomini in un esercito. In quel periodo, l’armata Qing era nel Guangxi per sopprimere una ribellione di un’altra setta religiosa, i Tiandihui (Società del Cielo e della Terra), e ne approfittarono per tentare di spazzare via anche la Società degli Adoratori di Dio, ma il culto sopravvisse alle prime schermaglie alla fine del 1850. L’11 gennaio 1851 Hong Xiuquan proclamò la fondazione del Regno Celeste della Grande Pace, con se stesso come Re Celeste, e guidò una rivolta a Jintian, riuscendo infine a sconfiggere l’esercito imperiale con l’aiuto dei ribelli Tiandihui dopo settimane di battaglia. Questi scontri a partire dalla fine del 1850 segnarono l’inizio della rivolta dei Taiping.
Il culmine dei Taiping
A partire dal settembre 1851, l’armata Taiping marciò verso nord, catturando varie città e muovendosi verso la provincia dello Hunan. Nel frattempo, stavano assorbendo nei loro ranghi sempre più persone, perlopiù gente colpita dai problemi economici dell’impero, o chiunque condivideva la loro ira nei confronti della regnante dinastia Qing. L’esercito fu riorganizzato con cinque “Re” che servivano come comandanti sotto Hong Xiuquan: il Re del Sud Feng Yunshan, il Re dell’Est Yang Xiuqing, il Re dell’Ovest Xiao Chaogui, il Re del Nord Wei Changhui e il Re dei Fianchi Shi Dakai. I primi tre sono già stati presentati, mentre gli altri due erano membri della Società degli Adoratori di Dio sin dai suoi inizi nel Guangxi.
Tuttavia, due dei Re morirono in battaglia poco dopo. Feng fu ferito mentre marciava nel Guangxi vicino alla città di Quanzhou e, come vendetta, i Taiping distrussero il paese e massacrarono la maggior parte della sua popolazione, ma il Re del Sud morì comunque nel giugno 1852. Xiao fu ucciso tre mesi dopo mentre guidava la sua armata durante l’assedio di Changsha, capitale dello Hunan, e i Taiping abbandonarono l’offensiva poco tempo dopo.
Nonostante queste battute d’arresto e le pesanti perdite, l’esercito continuò a marciare verso nord e a massacrare gli avversari, arrivando a raggiungere Wuchang, oggi parte di Wuhan, nella provincia dello Hebei. La città fu catturata nel gennaio 1853 e i Taiping, che erano ora centinaia di migliaia, si mossero verso est. Catturarono prima Anqing e poi marciarono verso Nanchino, storica capitale della Cina e una della più importanti città dell’impero. Un esercito di ben oltre 500.000 uomini attaccò la città, che cadde nel marzo 1853. L’armata Taiping procedette a sterminare decine di migliaia di Manciù che vivevano a Nanchino.
Hong Xiuquan elesse Nanchino a capitale del suo Regno Celeste, rinominandola Tianjing (capitale celeste) e si stabilì nella città. Commissionò la costruzione di un nuovo lussuoso “Palazzo del Re Celeste” e visse una vita sontuosa, governando tramite decreti scritti. Ora a capo di un grande territorio, Hong iniziò a implementare le sue riforme. Vietò gli alcolici, l’oppio, il tabacco, il gioco d’azzardo, la poligamia, la prostituzione, la schiavitù e la pratica della deformazione dei piedi femminili, spesso indicando la pena di morte come punizione. La proprietà privata e le classi sociali furono abolite e tutta la terra fu ridistribuita. Uomini e donne furono dichiarati uguali, anche se fu stabilita una severa separazione tra i sessi. Lo studio della Bibbia diventò obbligatorio, e il Regno Celeste emesse monete e banconote, e introdusse un nuovo calendario.
Poco dopo la cattura di Nanchino, l’armata Taiping lanciò due offensive con l’obiettivo di prendere il totale controllo della Cina. La spedizione settentrionale passò il Fiume Giallo e puntò alla capitale Qing Pechino, ricevendo l’aiuto dei ribelli Nian che combattevano il governo in quell’area. I ribelli Nian volevano “uccidere i ricchi e aiutare i poveri”, ma erano perlopiù disorganizzati e senza chiari obiettivi, e divennero vagamente alleati dei Taiping.
Nonostante le gravi perdite, l’offensiva raggiunse l’area di Pechino e i Qing cominciarono a evacuare la città ma, invece di attaccare la capitale, l’armata ribelle marciò verso Tientsin. Tuttavia, i Taiping stavano faticando nel rigido inverno della Cina settentrionale e, nel febbraio 1854, dovettero ritirarsi. Questa battuta d’arresto, e il ritardo nell’attaccare Pechino, diedero tempo ai Qing per riorganizzarsi, e l’offensiva dei Taiping fu infine sconfitta nel maggio 1855.
La spedizione occidentale ebbe più successo, catturando varie città, ma fallì la conquista dell’intera Cina occidentale, e così le armate Taiping tornarono a Nanchino nel 1856. Quell’anno i ribelli difesero con successo Nanchino contro un assedio dell’esercito Qing.
Mappa del Regno Celeste della Grande Pace all'interno dell'Impero Qing. In arancione chiaro le aree occupate a un certo punto durante la guerra. Le sfumature più scure, circondate da una linea tratteggiata, denotano i territori in cui il Regno Celeste era saldamente stabilito. In arancione scuro i territori del Regno Celeste verso la fine della guerra (M.Bitton, Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0).
Lotte interne
Nel frattempo, dopo la morte di Feng Yunshan e Xiao Chaogui, il Re dell’Est Yang Xiuqing guadagnò più potere arrivando talvolta a sfidare il governo di Hong Xiuquan. L’affermazione di Yang, confermata da Hong, che Dio poteva parlare attraverso di lui, diede al Re dell’Est così tanta influenza che egli divenne di fatto il leader del Regno Celeste. Dopo la vittoria nell’assedio di Nanchino, Yang mandò i tre principali generali dell’esercito, Wei Changui, Shi Dakai e Qin Rigang, in altre province e “parlando come Dio” affermò di essere allo stesso livello di Hong. Il Re Celeste vide questo come un tentativo di conquistare il suo trono e richiamò i tre generali. Wei e Qin arrivarono presto e, dopo essersi consultati con Hong, decisero di non aspettare Shi. Il 2 settembre 1856 le loro armate attaccarono il palazzo di Yang, uccidendo il Re dell’Est, la sua famiglia e migliaia dei suoi sostenitori.
Un mese dopo, Shi arrivò nella capitale Taiping e rimase disgustato dal massacro, incolpando Wei. Shi fu costretto a lasciare la città e la sua famiglia fu uccisa dalle truppe di Wei. Intanto, Wei tramava di imprigionare Hong e prendere il potere, ma il Re Celeste ordinò la sua esecuzione e fece uccidere anche Qin poco dopo. Questi sanguinosi eventi divennero noti come incidente di Tianjing. Dopo aver combattuto contro i Qing e aver radunato una grande armata, Shi ritornò a Nanchino in novembre, come richiesto da Hong, e fu messo al comando dell’intero esercito. Grazie alle sue vittorie, la sua personalità modesta e le sue idee più moderate, Shi era molto popolare tra la gente e Hong presto iniziò a insospettirsi di lui. Il Re Celeste finì col consegnare più potere ai suoi due fratelli e si ritirò completamente nel suo palazzo. Per evitare un altro conflitto interno, Shi lasciò la capitale volontariamente con migliaia dei suoi sostenitori nel 1857.
Mentre i Taiping erano impegnati nelle loro lotte interne, la dinastia Qing combatteva contro altre insurrezioni in tutta la Cina, come quelle dei Nian nel nord e della Società delle Piccole Spade, ispirata dai Tiandihui, nel sud-est, la rivolta dei Turbanti Rossi nel Guangdong, del popolo Miao nel sud-ovest e la ribellione dei Panthay, musulmani di etnia Hui, nello Yunnan. Tutte queste rivolte iniziarono negli anni cinquanta dell’Ottocento e approfittarono dell’offensiva dei Taiping che stava già dando molti problemi ai Qing. Nel frattempo, le potenze occidentali erano preoccupate che la caduta dei Qing avrebbe significato la fine dei loro privilegi mercantili in Cina, e riluttantemente supportarono la dinastia regnante, mentre tentavano anche di rinegoziare i trattati firmati solo pochi anni prima. Tra il 1856 e il 1860 i Qing affrontarono Gran Bretagna e Francia nella seconda guerra dell’oppio, che vide infine la vittoria degli europei.
Gli occidentali erano anche inizialmente curiosi riguardo a questo culto ispirato al cristianesimo che stava conquistando la Cina, e il Regno Celeste provò a ottenere l’alleanza delle nazioni occidentali sulla base di una comune radice religiosa e l’opposizione ai Qing. Tuttavia, i metodi violenti dei Taiping e le loro credenze peculiari disgustarono i diplomatici europei e americani. Anche Karl Marx, con cui Hong condivideva le idee di società senza classi, rimase così oltraggiato da tale violenza da esprimere la sua disapprovazione per la ribellione in un articolo del 1862.
Il declino del Regno Celeste
L’esercito Taiping continuò a combattere i Qing in tutta la Cina e, nel Regno Celeste, il cugino di Hong Xiuquan, Hong Rengan, diventò una figura centrale e propose una serie di riforme atte a centralizzare e modernizzare l’amministrazione. Promosse la costruzione di ferrovie e l’istituzione di un servizio postale, ma entrambe non furono mai portate a termine. Hong Rengan voleva anche espandere il regno e lanciò una campagna per catturare la costa orientale della Cina. Le armate Taiping conquistarono varie città, compresa Ningbo, uno dei porti aperti al commercio straniero, nel dicembre 1861. Dopo sei mesi di occupazione, forze britanniche e francesi ripresero la città per l’Impero Qing, per difendere i loro interessi economici.
L’intervento straniero fu nuovamente fondamentale negli scontri successivi. I britannici avevano già aiutato l’esercito Qing nell’assedio di Anqing, che lasciò la città alla fame al punto che la popolazione si diede al cannibalismo, e i Taiping finirono per perdere la loro roccaforte nella Cina centrale. Quando l’esercito Taiping attaccò Shanghai nel 1861, dopo aver già fallito nel prendere la città l’anno prima, le armate combinate di britannici, francesi e Qing sconfissero infine i ribelli dopo più di un anno di feroce lotta. In questo periodo, una piccola forza chiamata “Esercito Sempre Vittorioso” si distinse tra i ranghi dei Qing. Era composta di soldati cinesi e mercenari europei, con comandanti, equipaggiamento e addestramento occidentali, e combatté contro i ribelli Taiping e Nian nelle battaglie decisive della guerra.
Illustrazione della battaglia di Anqing, in cui le forze Qing assediarono la città occupata dai Taiping tra il 1860 e il 1861. L'assedio si concluse con una vittoria dei Qing.
Negli anni finali della rivolta dei Taiping, la lotta tra le forze Qing e i ribelli fu feroce. Intere città furono bruciate e rase al suolo, innumerevoli persone furono massacrate senza pietà, i raccolti furono distrutti, e severe carestie ed epidemie colpirono le aree già devastate della guerra. Nel giugno 1863 Shi Dakai fu circondato dall'esercito Qing nel Sichuan. Il generale negoziò di consegnarsi se le vite dei suoi uomini fossero state risparmiate, e fu poi giustiziato. Sul fronte orientale, le armate Qing avanzarono con l’aiuto delle truppe britanniche e francesi, raggiungendo Nanchino all’inizio del 1864. I generali Taiping volevano ritirarsi e riorganizzarsi ma Hong Xiuquan rifiutò questa opzione, affermando che Dio avrebbe difeso la loro capitale. Ciò nonostante, oltre 200.000 ribelli Taiping lasciarono la città e si arresero ai Qing.
Sotto assedio, Nanchino finì le scorte di cibo e Hong disse ai suoi seguaci di mangiare la manna mandata da Dio. Tuttavia, il popolo di Nanchino trovò solo erba e bacche non commestibili, e lo stesso Re Celeste dovette arrangiarsi a mangiare erbacce prese dal giardino del suo palazzo. Forse a causa delle erbacce che aveva mangiato, forse suicidandosi con del veleno, Hong Xiuquan morì il primo giugno 1864. Il suo figlio adolescente Hong Tianguifu gli succedette come Re Celeste ma, dato che aveva solo quattordici anni, i comandanti Taiping lo ritenevano troppo inesperto per guidare la ribellione. Meno di due mesi dopo la morte di Hong Xiuquan, l’esercito Qing entrò a Nanchino, saccheggiandola, bruciandola e distruggendola, uccidendo migliaia di persone in modo spietato. Il corpo del precedente Re Celeste fu riesumato, decapitato, cremato, e le sue ceneri furono sparate con un cannone per negargli un luogo di riposo.
Hong Tianguifu riuscì a scappare dalla città con Hong Rengan e alcuni dei suoi generali, ma tutti furono catturati nei mesi successivi. Il giovane Re Celeste fu giustiziato nel novembre 1864, pochi giorni prima del suo quindicesimo compleanno. La rivolta dei Taiping era sconfitta, ma sacche di resistenza continuarono a combattere i Qing nelle montagne della Cina meridionale, dove le ultime armate ribelli furono vinte solo nel 1871. Anche le altre rivolte che devastavano l’Impero Qing furono sconfitte nello stesso periodo.
Conseguenze ed eredità
La rivolta dei Taiping portò un’immensa distruzione in tutta la Cina. Le vittime stimate oscillano tra i venti e trenta milioni, con alcune stime che superano i cinquanta milioni. Entrambe le parti in guerra provarono per anni a danneggiare il nemico distruggendo campi e terre coltivate, causando carestie ed epidemie che uccisero milioni di civili. Non furono presi prigionieri, i Taiping massacrarono i Manciù che vivevano nell’area controllata dal Regno Celeste, mentre i Qing fecero lo stesso con gli Hakka anche dopo la guerra, con centinaia di paesi e villaggi spazzati via per sempre.
Gli Hakka furono incolpati per la guerra e per la ribellione dei Turbanti Rossi nella Cina meridionale, e un lungo conflitto con un altro gruppo etnico, i Punti, portò alla morte di fino a un milione di persone. I Taiping distrussero innumerevoli templi buddhisti e confuciani, bruciando libri e smantellando statue, specialmente nell’area di Nanchino, causando un’immensa perdita di opere culturali e artistiche. Una delle strutture demolite durante l’occupazione Taiping di Nanchino fu la torre di porcellana di epoca Ming, una grande pagoda considerata al tempo una delle meraviglie del mondo. La ribellione mise anche un permanente marchio negativo sulla percezione della cristianità in Cina.
L’Impero Qing sopravvisse a malapena e riuscì a sopprimere molte altre ribellioni, ma soffrì a causa dei trattati ineguali imposti dalle potenze occidentali e dal Giappone. I sovrani cercarono di salvare l’impero con una serie di riforme, inclusa l’abolizione degli esami imperiali nel 1905. Un’altra serie di rivolte portò alla fine della dinastia Qing e della Cina imperiale, con l’istituzione della Repubblica di Cina nel 1912, fondata da Sun Yat-sen e poi governata dal suo partito nazionalista (Kuomintang). Tuttavia, l’instabilità continuò ancora per molti decenni, portando a una guerra civile che vide infine i comunisti trionfare nella Cina continentale nel 1949, mentre i nazionalisti si rifugiarono sull’isola di Taiwan.
Gli ideali Taiping ispirarono sia i comunisti che i nazionalisti, che vedevano i ribelli come eroi che combatterono contro la corrotta dinastia Qing. Mao Zedong elogiò la ribellione come una rivolta contadina proto-comunista, mentre Sun Yat-sen, anch’egli un Hakka, ammirò Hong Xiuquan sin dall’infanzia. Dal 1959, una ricostruzione della residenza di Hong Xiuquan nella sua città natale vicino a Guangzhou funge da piccolo memoriale e museo del Re Celeste e della rivolta dei Taiping.
Trono di Hong Xiuquan all'interno del suo ex palazzo a Nanchino, che in seguito fu utilizzato come palazzo presidenziale dalla Repubblica di Cina e ora ospita il Museo di Storia della Cina Moderna (KongFu Wang, Wikimedia Commons, CC BY-SA 2.0).