Quando si pensa al colonialismo occidentale, probabilmente i grandi imperi come quello britannico, francese o spagnolo, sono i primi che possono venire in mente ma, durante la cosiddetta Età delle scoperte, molti stati europei fondarono o tentarono di fondare colonie in tutto il mondo. Uno dei più piccoli e meno noti di questi stati fu il Ducato di Curlandia e Semigallia, nell’odierna Lettonia.
Le origini di questo piccolo ducato si possono far risalire alle crociate livoniane del tredicesimo secolo, una campagna di cristianizzazione che finì con l’istituzione di uno stato cattolico, noto come Terra Mariana, sulla costa orientale del Mar Baltico, nelle odierne Estonia e Lettonia. Nel tardo sedicesimo secolo, la Russia e una coalizione di Svezia, Danimarca-Norvegia e Confederazione Polacco-Lituana combatterono per il controllo della regione nella guerra di Livonia. Come conseguenza del conflitto, la Terra Mariana fu sciolta nel 1561, con l’Estonia sotto il dominio svedese e l’isola di Saaremaa ceduta alla Danimarca, mentre la Livonia meridionale divenne parte del Granducato di Lituania e, dal 1569, della più grande Confederazione Polacco-Lituana. Il Ducato di Curlandia e Semigallia fu formato in un’area tra il Mar Baltico e il fiume Daugava come uno stato nominalmente vassallo della corona polacca.
Mappa del Ducato di Curlandia e Semigallia nel 1740 (MapMaster, Wiklimedia Commons, CC BY-SA 3.0).
In solo pochi decenni, il Ducato divenne ricco e prospero, raggiungendo il suo apice durante il regno del duca Jacob Kettler, che istituì una solida rete di commercio e una flotta mercantile. Ancora sotto il dominio polacco-lituano ma di fatto agendo come nazione indipendente, la Curlandia iniziò a interessarsi alla creazione di colonie in Africa e nelle Americhe. Il primo tentativo fu nel 1637, quando circa duecento coloni curlandesi provarono a fondare un insediamento sull’isola caraibica di Tobago, ma questo fu distrutto da truppe spagnole nel 1639. Una seconda spedizione verso la stessa isola nel 1642 ebbe inizialmente più successo, stabilendo una colonia sulla costa nordoccidentale di Tobago, in quella che fu poi chiamata Grande Baia della Curlandia, ma di nuovo l’insediamento fu abbandonato dopo essere stato attaccato da dei nativi che erano stati armati da missionari gesuiti che erano presenti nell’area.
Dopo aver fallito due volte nei Caraibi, il Ducato rivolse la sua attenzione al continente africano. Nel 1651, i curlandesi costruirono una fortezza chiamata Fort Jacob, dal nome del duca, sull’Isola di Sant’Andrea (ora Isola Kunta Kinteh), un piccolo isolotto nel fiume Gambia, a circa trenta chilometri dall’estuario del fiume sull’Oceano Atlantico. Questa fu la prima colonia stabilita con successo dalla Curlandia, ma la piccola comunità di coloni non aveva forniture di acqua sul piccolo isolotto e dovette affidarsi alla gentilezza degli abitanti del luogo per sopravvivere. I regni locali di Barra e Kombo, che controllavano l’area attorno al fiume Gambia, concessero una piccola porzione di terraferma vicino alla città di Jufureh al Ducato, insieme all’isola dove ora si trova Banjul, capitale dell’odierno Gambia, sulla foce del fiume. Negli anni successivi i curlandesi lanciarono due spedizioni per esplorare l’area, ma entrambe si conclusero con un fallimento.
Colonie curlandesi alla foce del fiume Gambia, in Africa (Radosław Botev, Atamari, Wikimedia Commons, CC BY-SA 2.0).
Nel frattempo, il Ducato provò nuovamente a colonizzare Tobago. In quegli anni, mercanti inglesi e olandesi si contendevano l’area, ed entrambi si opponevano alla presenza spagnola. La Curlandia decise di supportare l’Inghilterra e le venne concesso dagli alleati di fondare un insediamento sull’isola. Una nave da guerra curlandese arrivò a Tobago nel 1654, dove fu eretto un forte (chiamato di nuovo Fort Jacob) e la terra fu rinominata “Nuova Curlandia”, dando anche molti altri nuovi nomi legati alla nazione a vari elementi geografici. La fondazione di questa colonia completò il commercio triangolare della Curlandia, che vedeva gli schiavi presi dagli insediamenti sul fiume Gambia e portati a Tobago per lavorare nelle piantagioni di cotone, zucchero, caffè e altro, producendo beni che venivano poi esportati verso l’Europa. Tuttavia, non molto si sa degli africani schiavizzati dai coloni curlandesi. A Tobago i coloni fondarono anche la prima congregazione luterana nei Caraibi.
Poco dopo l’arrivo dei curlandesi, gli olandesi fondarono una colonia chiamata Lampsinsstad sull’altro lato dell’isola, dove ora si trova Scarborough, la maggiore città di Tobago. Un conflitto tra i due insediamenti emerse presto. La colonia curlandese forzò quella olandese ad accettare la sua sovranità ma, nel giro di pochi anni, la seconda crebbe fino a ospitare oltre un migliaio di coloni europei e cinquecento schiavi africani, facendo passare in secondo piano il molto più piccolo villaggio fondato dalla Curlandia. Inoltre, i coloni curlandesi e i loro schiavi stavano diminuendo in numero, colpiti da malattie e attacchi da parte dei popoli Caribe locali.
Posizione di Tobago come parte di Trinidad e Tobago, nei Caraibi (MrCholand, Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0).
Tornando in Europa, la Confederazione Polacco-Lituana era in guerra con i russi a est e gli svedesi a nord, e il Ducato di Curlandia e Semigallia si trovava in prima linea nel conflitto con la Svezia. Tra il 1658 e il 1660 il duca Jacob Kettler fu preso prigioniero dall’esercito svedese e tutte le comunicazioni e le vie di rifornimento che collegavano le colonie al Ducato furono tagliate. Gli olandesi sfruttarono questa opportunità per prendere il controllo delle colonie sul fiume Gambia, causando degli scontri con i coloni curlandesi e gli abitanti del luogo, ma infine furono gli inglesi a catturare Fort Jacob nel 1661. Le ex colonie curlandesi furono ufficialmente cedute agli inglesi nel 1664, e Fort Jacob fu rinominato Fort James, dal nome del duca di York e futuro Re Giacomo II d’Inghilterra.
Il destino dell’altro Fort Jacob, quello a Tobago, non fu molto diverso. Nel 1659 i coloni olandesi si ribellarono contro i curlandesi e presero il controllo dell’intera isola ma, pochi mesi dopo, il Ducato riottenne la sua colonia nel trattato di Oliva che mise fine alla guerra tra Svezia e Polonia nel 1660. Negli anni successivi Tobago subì gli attacchi dei bucanieri e di navi inglesi, francesi e spagnole, e la Curlandia infine abbandonò l’isola nel 1666. Il Ducato cercò poi di riprendere il controllo di Fort Jacob ma furono sconfitti dagli olandesi. I curlandesi continuarono a provare a tornare sull’isola, con nuovi coloni che arrivarono nel 1680 e 1681 ma abbandonarono Tobago nel 1683, e un ultimo tentativo venne fatto nel 1686. Un anno dopo la colonia era già perlopiù abbandonata, con gli ultimi coloni che lasciarono l’isola o morirono tra gli ultimi anni del diciassettesimo secolo e i primi del diciottesimo. L’ultima menzione della presenza di curlandesi a Tobago è datata 1693. Gli europei lasciarono quasi interamente l’isola nei decenni successivi, fino a quando gli inglesi ne presero il controllo nel 1763.
Dopo la guerra tra Svezia e Polonia, il Ducato di Curlandia e Semigallia non riottenne più la sua precedente breve gloria. L’area continuò a essere contesa tra Svezia, Russia e Polonia e fu infine incorporata nell’Impero Russo dopo la terza partizione della Polonia nel 1795, diventando poi parte della Lettonia quando questa ottenne l’indipendenza.